Abito il mondo dell’ospitalità da anni in qualità di food&beverage manager e, di conseguenza, vivo da vicino le dinamiche che, per la frequenza con cui accadono, diventano veri e propri fenomeni.
È il caso del “no show”: prenotare un tavolo e non presentarsi, senza alcuna disdetta.
Una brutta abitudine che, negli ultimi anni è passata da episodio saltuario a fenomeno di massa. Le conseguenze tutt’altro che lievi, in termini economici ed organizzativi.
Ecco perché molti ristoratori scelgono di arginare il problema utilizzando sistemi di autotutela come la prenotazione online, con obbligo di cauzione che si trasforma in penale se non ci si presenta. E nascono inevitabili polemiche. Leggevo, ad esempio, del caso di un ristorante stellato in Spagna il cui chef è stato addirittura portato nelle aule di tribunale da un cliente “invisibile” che aveva pagato una penale di ben cinquecento euro. Il tentativo di un risarcimento da parte del cliente è poi naufragato.
Trovo corretto l’uso della prenotazione online per limitare le conseguenze del no show, nonostante anche questa possibilità abbia i suoi punti di debolezza. È ormai quasi impossibile poter parlare al telefono con una persona in carne ed ossa con cui potersi relazionare e comunicare magari esigenze specifiche, che non rientrano nella didascalia di una mail. Ma non per questo è possibile giustificare l’assenza di una regola di comportamento.
Allontanandoci dalle singole vicende, e allargando la visione al globale, si nota come la maleducazione sia senza dubbio la matrice principale di questo fenomeno tristemente attuale. Pensare di poterla risolvere sarebbe utopia.
Una direzione utile che intraprendo con i miei clienti è provare a costruire soluzioni multiple capaci di ridurre il no show e, al tempo stesso, affrontarne le conseguenze con un impatto quanto più basso possibile sul benessere del locale e dei clienti stessi.
Scopriamole insieme: contattami per una consulenza!