Un contenitore di idee, riflessioni, lucide consapevolezze.
Questo è ciò che rimane dalle esperienze dell’Hospitality Day prima, e dalla TTG Travel Experience dopo, a cui ho avuto il piacere di partecipare.
Eventi, entrambi, di spicco nel settore della promozione del turismo e dell’ospitalità globale, fatti di incontri, confronti e visioni di punti di vista necessari, su tutto ciò che la parola ‘ospitalità’ racchiude.
In qualità di consulente e formatrice nel settore del food and beverage, non posso che partire da quanto emerso in queste giornate e orientare con più precisione il mio operato.
Nelle orecchie, le tante polemiche che attorno a questo tema si affollano ed una radio sintonizzata sul “i giovani non vogliono lavorare, si stancano subito”.
Rimane costante la difficoltà da parte di ristoratori e aziende nel reperire personale di sala e di cucina.
Si richiede sempre professionalità, gentilezza, disponibilità, ai dipendenti, ma ci siamo mai focalizzati nel guardare il lato opposto a quello del datore di lavoro?
L’assenza di predisposizione, con riferimento specifico ai tanti giovani, nello svolgimento di un lavoro oggettivamente sacrificante, che si svolge prevalentemente nel weekend e nei periodi delle festività, ha delle radici spesso trascurate.
In concretezza: una realtà cinque stelle luxury, che offre al cliente un’esperienza sensoriale indimenticabile, non può non curarsi dell’organizzazione della mensa dei propri dipendenti.
Lavoro ogni giorno a contatto con il ‘dietro le quinte’ di un’attività ristorativa, osservandone disequilibri, come quelli appena raccontati.
Siamo così abituati a pensare sempre al cliente, al mondo esterno, dimenticandoci che sono i nostri lavoratori, i nostri primi clienti.
Perché richiedere flessibilità senza reciprocità alcuna?
Nella difficoltà di comprensione di un approccio nuovo alla vita e al lavoro, possiamo tirare fuori nuove possibilità orientate alla costruzione di step graduali.
Un punto di partenza può essere inserire nuove strategie all’interno della relazione tra lo staff e tra lo staff ed il direttore di lavoro.
Costruire una reputazione verso chi vogliamo attrarre come lavoratore, diventa quindi essenziale.
Come tratto i miei dipendenti?
Come me ne prendo cura?
Quotidianamente lavoro con i miei clienti, cercando di sviscerare queste domande che hanno un’urgenza prioritaria, come è emerso dagli incontri di Rimini, provando a trovare risposte concrete.
Per un confronto in merito, qui tutti i miei contatti.